Piano Kalergi quello che destra e sinistra non ti dicono.
Viaggio tra le follie di un conte del novecento che ha ispirato l'Unione Europea e solleticato le fantasie dei complottisti.
IL CONTE E IL SUO CASTELLO
Anche solo provare a parlare del conte Richard Nikolaus di Coudenhove-Kalergi implica oggi il dover prendere una posizione netta: da una parte, la sua figura è associata in modo indissolubile al cosiddetto "Piano Kalergi", una teoria cospirazionista secondo cui sarebbe in corso la sostituzione dei popoli europei con popolazioni africane e arabe; dall'altra, Kalergi è considerato uno dei padri fondatori dell'idea di Unione Europea, celebrato ancora oggi come figura di riferimento del progressismo continentale. Ma chi era davvero Kalergi? Cosa c'è di vero nei complotti che portano il suo nome? E perché, a distanza di quasi un secolo, è ancora così centrale?
Per comprenderlo, bisogna partire da lui, dalle sue opere principali ("Idealismo pratico" e "Paneuropa") e dal contesto europeo tra le due guerre mondiali in cui furono concepite.
Richard Nikolaus Eijiro Graf Coudenhove-Kalergi nacque a Tokyo nel 1894, figlio di un diplomatico austro-ungarico e di una donna giapponese, figlia di un magnate del petrolio. Di origini nobili, discendeva dalle casate europee Coudenhove e Calergi. Cresciuto in Boemia, ricevette un'educazione privata e completò gli studi in filosofia all'Università di Vienna. Nel 1921 si affiliò alla massoneria e l'anno successivo scrisse "Paneuropa" (1923), dove pose le basi teoriche di una federazione tra Stati europei.
Nel 1924 fondò l'Unione Paneuropea, movimento finalizzato all'integrazione del continente sotto la guida di un'élite culturale e finanziaria. Lo stesso anno pubblicò "Praktischer Idealismus", un manuale per la costruzione dell'Europa futura. Nel 1946 fondò l'Unione dei Parlamentari Europei, nucleo embrionale dell'attuale Unione Europea. Nel 1950 fu il primo a ricevere il Premio Carlo Magno, attribuito a figure che promuovono l'integrazione europea. Tra i vincitori più recenti si annoverano Papa Francesco e Angela Merkel.
Kalergi fu un pensatore complesso, ma anche controverso. Nei suoi scritti promuoveva l'idea che la società dovesse essere guidata da una minoranza colta e organizzata. Riteneva legittimo per l'uomo schiavizzare la natura e voleva la nascita di una nuova aristocrazia intellettuale. Una visione elitaria, tecnocratica, a tratti utopistica, che anticipava in parte alcune tendenze contemporanee legate alla tecnoscienza e all'ingegneria sociale, una sorta di Elon Musk del passato.
Le sue idee, all'epoca, apparivano ultrarivoluzionarie: unire politicamente popoli che si erano appena massacrati nella Prima guerra mondiale e che si sarebbero nuovamente affrontati nella Seconda. In questo contesto, Kalergi conquistò subito l'interesse di diversi ambienti culturali, anche grazie alla sua immagine esotica essendo di origini giapponesi e alle sue tesi provocatorie.
UNIONE PANEUROPEA OGGI L'Unione Paneuropea, fondata dallo stesso Kalergi, è ancora attiva in diversi Paesi, con siti internet e pagine social. In Italia ha ripreso le attività nel 2019. In un evento di giugno scorso a Gorizia ha partecipato anche il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (Fratelli d'Italia) mentre un altro evento a Trieste e’ stato patrocinato dal Ministero della Cultura. Mentre il 27 febbraio scorso il ministro degli interni Antonio Tajani (Forza Italia) e’ stato insignito del premio Dr Otto D’Asburgo a Roma. Incontri simili si svolgono in tutta Europa e coinvolgono politici e personaggi influenti del mondo della politica, del giornalismo e del tessuto industriale tutto alla luce del sole e documentato sulla rete.
KALERGISFERA
In "Idealismo pratico" Kalergi teorizzò una futura civiltà europea composta da una razza meticcia, "euro-negro-asiatica", guidata da un'élite ebraica, descritta come intellettualmente superiore, una sorta di superuomo ebreo capace di dominare il nuovo europeo meticcio che dentro di se avrebbe dovuto racchiudere tutte le qualità umane dei diversi popoli. Queste frasi, per quanto oggi possano sembrare sconcertanti, erano in linea con certe correnti del pensiero novecentesco: l'eugenetica, il razzismo positivista, la fede nella selezione genetica come motore del progresso umano. Negli stessi anni, Adolf Hitler pubblicava "Mein Kampf" e Cesare Lombroso era ancora considerato un'autorità scientifica. Il pensiero accademico e filosofico era pieno di teorie sulla superiorità delle razze, sul determinismo geografico e sull'ottimizzazione dell'essere umano. Nulla di troppo stravagante per l’epoca.
Se vogliamo forzare un paragone, potremmo dire che i filosofi e gli intellettuali dell’epoca erano un po’ come i podcaster di oggi: tutti impegnati a produrre il contenuto più scioccante capace di infiammare le discussioni. Immaginate Kalergi rinchiuso nella sua cameretta di un castello, con luci LED viola dietro la libreria, mentre cerca di accroccare un’idea destinata a diventare virale nei salottini degli intellettuali della Repubblica di Weimar. L’operazione di Kalergi riscosse subito un notevole successo, complice anche il suo background per metà asiatico, che gli conferiva un tocco esotico, e le sue bizzarre teorie, perfettamente calibrate per far parlare di sé. In poco tempo riuscì a guadagnare milioni di quelli che oggi chiameremmo follower. Molte celebrità dell’epoca rimasero affascinate dalle sue idee, tanto che il tutto si trasformò in un vero e proprio business, con fondazioni, mecenati e finanziatori: un apparato che ha permesso alle visioni di Kalergi di emergere dal mare magnum della produzione culturale novecentesca. Un affascinante mix di teorie razziali, filosofia spicciola, misticismo orientale e qualche nozione rudimentale di economia. Leggendo attentamente i suoi libri, emerge in modo lampante che Kalergi spesso non avesse la minima idea di ciò di cui parlava: si lancia in descrizioni fantasiose di popoli asiatici e africani, ai quali attribuisce simbolismi del tutto arbitrari; discetta di lavoro, politica, clima e persino di rapporti sessuali senza alcuna competenza reale. Colpisce in particolare una sorta di fobia ossessiva per il freddo clima europeo, che arriva a indicare quasi come origine di tutti i mali del continente. Anche la questione della sovrappopolazione lo angoscia profondamente un’ossessione che suona oggi paradossale, alla luce delle attuali ondate migratorie di massa incentivate proprio da chi ancora porta avanti il Kalergi-pensiero.
Il complotto o almeno la parte che conosciamo oggi della "sostituzione etnica" si diffonde in epoca contemporanea, nel 2011, con il libro La grande sostituzione dello scrittore francese Renaud Camus. Come si intuisce già dal titolo, l'opera descrive un lento e progressivo rimpiazzamento del popolo francese con popolazioni di origine araba e islamica. Questo cambiamento, secondo l’autore, sarebbe favorito da presunte élite che ne trarrebbero un vantaggio economico.
In realtà, ciò che afferma Camus non è poi così lontano dal mondo teorizzato da Kalergi: ne rappresenta piuttosto una trasposizione aggiornata. A rilanciare definitivamente al grande pubblico la cosiddetta "teoria del Piano Kalergi" fu Gerd Honsik, (nazista e negazionista dell’olocausto) che già nel 2005 ne aveva parlato nel suo libro Adiós Europa. El Plan Kalergi, un racismo legal. La teoria si diffuse poi sempre più rapidamente grazie alla cassa di risonanza dei social media dove trova terreno fertile in un pubblico interessato alle ‘‘contronarrazioni’’.
Di fatto, né Honsik né Camus hanno inventato nulla: si sono limitati a cucire sulle teorie di Kalergi una narrazione che spiegasse le cause dell’immigrazione di massa, un fenomeno che ha radici molto più complesse. Attribuire tutto a farneticazioni novecentesche è un’ipersemplificazione — ma una che ha funzionato, soprattutto online, dove il verosimile diventa vero e nessuno si sbatte per approfondire. Anche perché, nel frattempo, gli effetti delle migrazioni e i relativi problemi sono visibili a occhio nudo.
Resta allora una domanda: com’è possibile che gli scritti di un conte elitario con un programma di ingegneria razziale continuino a essere un punto di riferimento per molti, oggi?
Non molto tempo fa, l’europarlamentare italiana Ilaria Salis ha rilasciato una dichiarazione che sembra uscita direttamente da Idealismo pratico:
“Al diavolo la bianchezza, noi sogniamo una società meticcia, solidale e aperta.”
Questo è solo uno degli esempi possibili: dichiarazioni simili le sentiamo a ciclo continuo da decenni. Il meticciato è stato più volte promosso dalle sinistre come modello per una nuova società, con motivazioni non troppo distanti da quelle teorizzate da Kalergi.
Recentemente in Italia si è svolto un referendum per abbassare gli anni di permanenza necessari per ottenere la cittadinanza, promosso da +Europa, il partito più “kalergiano” di Kalergi in persona. Nel frattempo, si moltiplicano le associazioni che chiedono più immigrati per sostenere il welfare italiano — il famoso “ci pagano le pensioni”. Tensioni etniche sono all’ordine del giorno in tutto il continente, mentre nascono movimenti che vorrebbero “reimmigrare”, ma tutto l’impianto legislativo europeo sembra costruito appositamente per impedirlo. Anzi, in Italia, ad esempio, il decreto flussi del governo Meloni ha regolarizzato già mezzo milione di lavoratori stranieri nei primi tre anni e ne prevede altri mezzo milione per i prossimi tre. Non male per un governo che era salito al potere promettendo di fermare l’immigrazione
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Insomma, non c’è un collegamento diretto tra Kalergi e una ricomposizione etnica del popolo europeo, ma ciò non toglie che questa ricomposizione stia effettivamente avvenendo. Le cosiddette “élite” industriali moderne non disdegnano affatto attingere a piene mani da altri continenti mano d’opera a basso costo, in una sorta di colonialismo moderno, con la ricchezza del capitale umano che continua a passare dall’Africa all’Europa come sempre avvenuto.
Le conclusioni (o meglio i deliri) del conte stridono però con la realtà moderna: se analizziamo società meticce come Brasile, Cuba, Russia e ormai anche la Francia, non mostrano alcun vantaggio intrinseco solo perché composte da diverse etnie. La differenza la fanno sempre la ricchezza, la produttività, le risorse naturali, le forme di governo e la tassazione — con buona pace dei “super ebrei” che Kalergi immaginava al comando.
Per riassumere: il Piano Kalergi è l’unico complotto moderno che esiste e non esiste al tempo stesso, e forse quelli che ci credono di più sono proprio gli ultraeuropeisti.
Un conto è immigrazione che diventa meticciato, ovvero si mischia e mira a una società amalgamata. Un altro conto è l'immigrazione che non si mischia, ma si moltiplica fra simili immigrati fino a rimpiazzare gli autoctoni. E infine, altro argomento che non mi risulta analizzato bene nell'articolo, un conto è un meticciato che avviene per cause naturali e complesse, un altro conto è un meticciato favorito e sfruttato da una elite aristocratica che lei, invece, si guarda bene dal meticciarsi.